Le verruche non sono resistenti al nastro adesivo

Le verruche non sono resistenti al nastro adesivo

31 marzo 2003 – Non tutte le scoperte mediche più preziose sono il risultato di ricerche approfondite che costano centinaia di milioni di dollari.

Senza poterlo dire con certezza, c'è da scommettere che fu un operaio il primo a pensare di coprire la sua verruca con del nastro adesivo (meglio noto come nastro adesivo) per risolvere il problema, almeno temporaneamente. Di certo non aveva idea di aver appena reso un prezioso servizio ai milioni di persone che soffrono di verruche.

Uno studio1 nella debita forma effettuata lo scorso anno si conclude con l'innegabile efficacia di questo trattamento, a dir poco originale. Così, le verruche di 22 dei 26 pazienti trattati con nastro adesivo sono scomparse, la maggior parte entro un mese. Solo 15 dei 25 pazienti trattati con crioterapia hanno ottenuto risultati comparabili. Tutte queste verruche sono state causate dal papillomavirus umano.

Gli scienziati ritengono che l'irritazione causata dal nastro adesivo spinga il sistema immunitario ad attaccare il virus.

Il trattamento è semplice: taglia un pezzo di nastro adesivo delle dimensioni della verruca e coprilo per sei giorni (se il nastro cade, sostituiscilo). Quindi rimuovere il nastro, immergere la verruca in acqua calda per dieci minuti e strofinarla con una lima o una pietra pomice. Ripeti i passaggi precedenti fino alla scomparsa della verruca, di solito entro due mesi.

Qualche precauzione, però: chiedi al tuo medico di confermare che la tua verruca è davvero una verruca, taglia con cura il nastro adesivo per evitare di irritare inutilmente la pelle circostante, e ricorda che questo trattamento non è stato testato su verruche facciali o genitali…

Jean-Benoit Legault - PasseportSanté.net


Da Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine, ottobre 2002.

1. Focht DR 3°, Spicer C, Fairchok MP. L'efficacia del nastro adesivo rispetto alla crioterapia nel trattamento della verruca vulgaris (la verruca comune).Arch Pediatr Adolescente Med 2002 ottobre; 156 (10): 971-4. [Accesso 31 marzo 2003].

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