Il muscolo scaleno: tutto su questo muscolo del collo

Il muscolo scaleno: tutto su questo muscolo del collo

I muscoli scaleni sono muscoli del collo, che gli consentono di muoversi lateralmente. Questi tre muscoli flessori che sono il muscolo scaleno anteriore, lo scaleno medio e lo scaleno posteriore sono così chiamati perché hanno la forma di un triangolo scaleno.

Un triangolo scaleno è, in geometria, un triangolo i cui tre lati sono disuguali. Il termine deriva, etimologicamente, dal latino “scaleno«, E più lontano dal greco«scalaChe significa "obliquo" o "zoppo", quindi "strano, disuguale". Questi muscoli scaleni sono allungati tra i processi cervicali, cioè le sporgenze ossee delle vertebre cervicali e le prime due coppie di costole.

Anatomia dei muscoli scaleni

I muscoli scaleni sono muscoli del collo, situati in profondità. Presentano una forma a triangolo scaleno, che è, in geometria, un triangolo con tre lati disuguali. Il termine deriva, etimologicamente, dal latino “scaleno«, E più lontano dal greco«scalaChe significa "obliquo".

Esistono, infatti, tre fasci di muscoli scaleni:

  • un muscolo scaleno anteriore;
  • un muscolo scaleno medio;
  • un muscolo scaleno posteriore. 

Questi muscoli scaleni sono allungati tra i processi cervicali, cioè le sporgenze ossee delle vertebre cervicali situate sulla colonna vertebrale e le prime due coppie di costole. Questi muscoli sono distribuiti bilateralmente, davanti e di lato.

Fisiologia dei muscoli scaleni

La funzione fisiologica e biomeccanica dei muscoli scaleni è quella di essere muscoli flessori. Questi tre muscoli consentono di spostare il collo lateralmente. Inoltre, nella respirazione sono coinvolti anche alcuni muscoli del collo e del cingolo scapolare: è il caso dei muscoli scaleni, che contribuiscono all'ispirazione durante la respirazione calma.

Nella contrazione bilaterale, i muscoli scaleni sono flessori del rachide cervicale e ispiratori. Nella contrazione unilaterale, sono inclinatori e rotatori omolaterali.

Anomalie/patologie dei muscoli scaleni

Le principali anomalie o patologie legate al muscolo scaleno sono costituite dalla sindrome scaleno. Questa sindrome riflette la compressione del fascio vascolare e nervoso, durante il suo passaggio tra i muscoli scaleni anteriore e medio.

Le cause di tale compressione possono essere di diversi ordini:

  • cattiva postura, come spalle cadenti o tenere la testa in avanti;
  • trauma, ad esempio causato da un incidente stradale, un difetto anatomico (costola cervicale);
  • pressione sulle articolazioni, che può essere causata dall'obesità o dal trasporto di una borsa o uno zaino di grandi dimensioni che può esercitare una pressione eccessiva sulle articolazioni;
  • ipertrofia muscolare legata alla pratica di determinati sport;
  • o gravidanza, che può portare al rilassamento delle articolazioni.

Quali trattamenti per problemi legati alla sindrome scalena?

Il trattamento della sindrome scalena e la sua progressione devono essere adattati a ciascun paziente. Può sembrare sorprendente che un muscolo così piccolo possa causare così tanti segni clinici. Infatti, il trattamento principale sarà essenzialmente di tipo fisioterapico.

Richiederà grande precisione oltre che grande rigore durante la lavorazione. Si possono proporre molti esercizi di fisioterapia, a cui si aggiungono anche altri esercizi come le mobilitazioni attive o passive, o le tecniche di massoterapia, vale a dire, letteralmente, “un massaggio che guarisce”.

Contro lo spasmo, il lavoro respiratorio è essenziale perché rilasserà questi muscoli. Otto volte su dieci, la terapia riabilitativa è efficace e sufficiente per alleviare il dolore nei pazienti.

Quale diagnosi?

La diagnosi della sindrome scalena è difficile da fare, poiché non ci sono segni patognomonici. Si tratta, quindi, di una delle entità più complesse della medicina, dal punto di vista patogenetico, diagnostico e terapeutico. La diagnosi infatti sarà medica ma anche fisioterapica. Tale diagnosi fisioterapica, infatti, seguirà la diagnosi medica, che avrà consentito di determinare la competenza del fisioterapista a curare il paziente e di escludere tutte le eziologie diverse dalla cervicartrosi.

Questa sindrome scaleno è anche chiamata sindrome dell'incrocio toraco-brachiale (STTB) o sindrome dello stretto toraco-brachiale (TBDS). Può essere espresso in molti modi, motivo per cui la sua diagnosi è così difficile da fare: i segni clinici sono vari, possono essere vascolari e/o neurologici. Inoltre, mancano di specificità.

Per quanto riguarda le forme neurologiche, le donne sono colpite due volte più degli uomini, tra i 30 ei 50 anni. Quanto alle forme venose, sono due volte più frequenti nella popolazione maschile, secondo i dati forniti dal dottor Hervé de Labareyre, medico sportivo a Parigi.

Storia della descrizione della sindrome scalena

Il primo vero caso clinico di STTB descritto è dovuto al chirurgo britannico Sir Ashley Cooper nel 1821, con una buona descrizione dei sintomi da parte di Mayo nel 1835. La “sindrome dello sbocco toracico” fu descritta per la prima volta nel 1956 da Peet. Mercier la chiamò nel 1973 Sindrome dell'incrocio toraco-brachiale.

Va notato che la sindrome scalena, o STTB, rappresenta un concetto globale che riunisce i problemi di compressione degli elementi neurologici e vascolari dell'ilo dell'arto superiore. Ed è in particolare in considerazione dell'importanza del comune fattore fisiopatologico rappresentato dalla compressione della prima costola che Roos ne propone, nel 1966, la sua resezione per via transascellare. Peet, della Mayo Clinic, propone un protocollo riabilitativo.

Concretamente, è il lavoro di Mercier e dei suoi collaboratori che ha ravvivato l'interesse per la questione in Francia.

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